mercoledì 28 ottobre 2015

Railway service convoy! -H0e











Railway service convoy 3Dprinted with stereolithography resin technology SLA (wagons) and SLS laser sintering (locomotive). 
The locomotive is powered by Kato motor bogie.
Gauge: H0e




















martedì 27 ottobre 2015

lunedì 26 ottobre 2015

IMON chassis- construction






Per ora la costruzione è risultata semplice... a parte le istruzione solo in Giapponese: un problemino che il modellista anche se alle prime armi, con un pò di malizia, può superare tranquillamente!


So far the construction has been easy...apart from the instructions that are in Japanese only: a little problem that even a beginner, with a bit of skills, can easily overcome!

powered by: jellymodels

sabato 24 ottobre 2015

Regalo da un mio grande amico! ありがとう!!











Grazie Yamamoto-san per le fantastiche motorizzazioni che mi hai mandato dal Giappone! 
Grandioso!

E ora al lavoro... sperimentiamo nuove soluzioni da applicare ai miei modelli stampati in 3D! 


giovedì 24 settembre 2015

martedì 22 settembre 2015

Fab Lab sostenibili (parte II)



Qual è la ricetta per un Fab Lab di successo? Esiste poi una ricetta per il successo? In realtà non serve nessuna formula segreta ma solo una chiara individuazione del valore offerto ai potenziali clienti del Fab Lab. Userò termini tipicamente da analisi di business perché, come detto, è importante tenere a mente l’obiettivo della sostenibilità economica di una simile iniziativa.
I clienti costituiscono il mercato a cui si rivolge il Fab Lab e che comprenderà sicuramente i consumatori finali (siano essi studenti, insegnanti, genitori, semplici appassionati di tecnologia…) ma anche e soprattutto professionisti e piccole-medie imprese. Prendiamo ad esempio l’additive manufacturing: molte fonti spiegano come la diffusione della stampa 3D fra i consumatori sia ancora qualcosa di lontano nel tempo. Al contrario, questa tecnologia è davvero matura per una fetta di professionisti e aziende sempre crescente, grazie anche all’abbassamento dei costi di produzione di stampanti 3D economiche di tipo desktop reso possibile dalla raggiunta scadenza di svariati brevetti industriali in questo ambito.
Ebbene quale può essere il valore offerto da un Fab Lab ai propri clienti?

Partiamo da ciò che è un Fab Lab: è uno spazio fisico dove si trovano attrezzature e macchinari, uno spazio aperto liberamente alle persone interessate alla digital fabrication e all’utilizzo di nuove tecnologie digitali. Ecco che la prima offerta che può essere veicolata a potenziali clienti è proprio l’utilizzo di questi spazi, delle attrezzature e dei servizi correlati (quelli che in inglese chiamiamo facility). Che questa prima offerta costituisca la prima naturale value proposition di un Fab Lab non è affatto scontata, come non è affatto scontata la presa di coscienza che attorno a questa value proposition vadano necessariamente sviluppati tutti gli altri elementi che costituiscono il modello di business associato. Risulta subito chiaro come, in quest’ottica, un Fab Lab si avvicini molto ad una di quelle realtà di co-working che stanno nascendo in molte città. Realtà che vale la pena frequentare un po’ per studiare il funzionamento e le potenzialità di questa value proposition.

Ma chi troviamo nei Fab Lab? Sicuramente troviamo persone che hanno talenti, conoscenze in svariati campi, persone con molte idee e con tanta voglia di fare. Partendo da questa considerazione si giunge all’altra importante proposta di valore per i clienti dei Fab Lab: l’offerta di servizi di consulenza e supporto all’innovazione per la gestione di interi processi che includono la progettazione, la prototipazione fino alla realizzazione finale di un progetto.

E’ questo il modo in cui il Fab Lab può agire come incubatore di nuove imprese e nuove professionalità costituendo, per le start-up, una sorta di business hub in grado di aggregare risorse di vendita, marketing e comunicazione per quelle aziende e professionisti che, proprio per la loro natura di start-up, non avrebbero facilmente accesso a tali mezzi. Allo stesso tempo, per i clienti di questi operatori, il Fab Lab costituisce uno straordinario centro servizi innovativi.

Come già detto, il Fab Lab assomiglia ad altri incubatori di imprese. In più, però, il Fab Lab può svolgere l’attività di community builder, di luogo, cioè, dove le idee e le informazioni riprendono a circolare fra i frequentatori per creare ulteriore valore aggiunto. Il Fab Lab non deve essere, insomma, un luogo dove le singole realtà finiscono per rinchiudersi in loro stesse.

Una tale visione del Fab Lab va ben oltre l’idea dello spazio inizialmente concepito al MIT dal prof. Neil Gershenfeld. Anche senza contraddire i principi del "Fab Charter", sono sicuro che un Fab Lab possa operare sviluppando un proprio modello di business che gli garantisca autonomia e sostenibilità economica.

Mario Nicotera

mercoledì 2 settembre 2015

FabLab sostenibili

Mi sono fatto spesso domande sull'identità e sulla sostenibilità dei FabLab come incubatori, fra le altre cose, di progetti di digital fabrication.
Per chi non è del mestiere risulta difficile, di primo acchito, definire cosa sia un FabLab. In realtà i suoi inventori, al MIT, si sono preoccupati di definire molto bene cosa è un FabLab e cosa fa. Non solo, ma si sono anche preoccupati di formalizzare il tutto in un documento consultabile sul web in varie lingue: il “Fab Charter”.
Fra le premesse bisogna ricordare che un FabLab è differente da un makerspace o da un hackerspace mentre il termine TechShop è in realtà il marchio di una catena californiana di spazi per il coworking e che rappresenta quindi una vera e propria realtà imprenditoriale.

I FabLab, e tutti gli altri spazi, sono però accomunati dalla necessità di sottostare alle dure leggi dell'economia e della finanza che decretano alla fine la sostenibilità o meno di ogni singola iniziativa.
Tornando ai FabLab, essi nella maggior parte dei casi nascono per iniziative di università, enti pubblici o fondazioni che intendono promuovere gli obiettivi di questi spazi comuni e ne costituiscono spesso la principale fonte di finanziamento (e di sostentamento).
Questi promotori svolgono sicuramente un ruolo fondamentale ma è diffusa l'opinione, corretta a mio giudizio, che l'obiettivo a termine per un FabLab debba essere la sostenibilità attraverso la piena autonomia economica e finanziaria. Questa sostenibilità si può raggiungere però in un solo modo: affidandosi a modelli di business...sostenibili!
In realtà, quando si parla di FabLab si sente discutere poco di modelli di business (e se ne può leggere ancora meno...). Ci si limita molto spesso a disquisire delle singole iniziative che dovrebbero servire a generare ricavi per il sostentamento dei FabLab, tralasciando l'analisi di tutte le componenti a supporto di una vera value proposition. Non mi stupisce che poi alcune di queste realtà manchino di una visione strategica e della necessaria pianificazione delle attività che ne dovrebbe conseguire. 
Eppure chiunque volesse avvicinarsi ad un FabLab non come utilizzatore finale ma, bensì, come collaboratore e potenziale risorsa per il FabLab stesso, dovrebbe porsi certe domande:
1. Quali sono la vision, la mission del FabLab? Abbracciano gli obiettivi descritti dalla “Fab Charter”? Altrimenti non parliamo più di un FabLab ma di qualcosa d'altro...
2. Quale è la governance del FabLab, ovvero l'insieme di regole (accordi, regolamenti etc.) che disciplinano la gestione e la direzione del FabLab? La trasparenza è importante!
3. Infine, quali modelli di business intende implementare? Esiste una chiara strategia e un piano di come mettere in pratica le varie attività e con quali risorse?


Continua...

Mario Nicotera Co-Founder JellyLab

lunedì 31 agosto 2015

Sustainable FabLab


I often asked myself about identity and sustainability of FabLabs as incubators, among other things, of digital fabrication projects.
For those who are not in this field, it is difficoult to define at first what a FabLab is. Actually, its inventors at MIT wanted to define well what a Fablab is and what it does. Nevertheless they formalized all in a document available on the Web in many languages: “The Fab Charter".
First of all we should remember that a FabLab is different from a makerspace or a hackerspace, while the term TechShop is actually the trademark of a California chain of  coworking space, and thus it represents a real company.
The FabLab, and all other spaces, cannot get away with the harsh laws of economics and finance that eventually decree the sustainability or not of each initiative.
Going back to the FabLab, in most cases they are established thanks to initiatives of the universities, public authorities and foundations that are keen to promote the objectives of these spaces and they often represent the main source of funding (and livelihood).
These promoters surely play a key role but it is a popular opinion, with which I agree, that the long-term objective of a FabLab has to be the sustainability through a full economic and financial autonomy. This sustainability can be achieved, however, only in one way: relying on sustainable business models!
Actually, when we talk about FabLab, there is too little discussion about business models. We often speak only of individual initiatives, that are intended to generate revenue for the sustenance of the FabLab, ignoring the analysis of all the components to support a true value proposition. No wonder then that some of these organizations lack a strategic vision and the necessary planning of the activities that should follow.
Anyone who wants to approach a FabLab, not as an end user but as a collaborator and a potential resource for the FabLab itself, should ask some questions:
1. What are the vision, the mission of the FabLab? Do they embrace the goals described in “The Fab Charter"? Otherwise we no longer talk of a FabLab but of something else...
2. What is the governance of the FabLab, which is the set of rules (agreements, regulations, etc.) governing the management and supervision of the FabLab? Transparency is important!
3. Finally, what business models do they intend to implement? Is there a clear strategy and a plan of how carrying out the various activities? And with what resources?

To be continued...

Mario Nicotera Co-Founder JellyLab                        

lunedì 17 agosto 2015

3Dprint! Progetto Bagagliaio DT "Ferrovie delle Dolomiti"- H0e

Un'altro progetto in via di sviluppo: il bagagliaio DT delle Ferrovie delle Dolomiti con terrazzino su base Liliput Hoe.






Le differenze più grosse con versioni DR/OBB/ecc proposte dal marchio Austro-Cinese potrebbero essere:
-la presenza dei predellini (probabilmente se ne son dimenticati?) 
-la presenza di un terrazzino (nella versione Liliput è chiuso) 
-le dimensioni delle finestre


Primo prototipo, SLA print, per la prova di montaggio su telaio Liliput. 
Per ora, il kit è pensato per modificare il modello originale e quindi sfruttarne, reciclando, più parti possibili.



Stay tuned for more news!!!

lunedì 20 luglio 2015

3D print "Industrial Shunter H0e/H0n30" kit



Narrow-gauge diesel shunter H0e/H0n30, to be completed with engine KATO 11-104. ( Kato 11-103 4 Wheel Chassis required)
Printed with SLA/SLS technology 

mercoledì 1 luglio 2015

Type "Valente" mine locomotive - Prototype H0e

Another diesel mine locomotive, short shape, this time inspired by the type of the Italian company "Valente".

From the first printout to the finished prototype!

For this prototype I used the Form1 + printer (SLA technology), even if, due to the worn out resin tank, the result of the printing was not the best.
Let me explain: This basin, which contains the resin and has a special bottom for the deposit of resin layers, must be replaced from time to time (and it's a lot of money!). Sometimes you can print the equivalent of a couple of liters of resin... sometimes ifare lucky if you can print a liter! The resin tank life depends on many factors... but this is not the moment to talk about thisissue, maybe I'll write a specific post in the future!


Let's go back to the locomotive!



Fully equipped with files, knives and chisels (not forgetting the inevitable Tamiya Putty (Basic Type) ) I can remove some printing imperfection (damn resin tank!).





After a few layers of white Surface Primer , I switch to colouring.
I usually use airbrushed Tamiya or Mr.Hobby acrylics, but...honestly, being such a minimal model, maybe it would be easier touse spray paints...in the end if you use them properly they give excellent results!
Anyway, let's go forward!

Unfortunately, the original locomotive does not have a thrilling colour...all white! If it were not for the part of the hubs it would seem a locomotive in military winter camouflage! (Well...it could be an idea!).





Of course for the livery you are free to choose the one of your mining company, real or invented! *

For the motorization I choseed the classic and economical "Kato 11-103  " designed for scale N.











In this image a comparison between the two  mine locomotive prototypes that I made: on the left the freelance one (a little bit' "old school") and on the right the modern "Valente".
Now what is missing are only a cart and a nice diorama!




Below the link to "old school" mine locomotive:



* (It may sound silly but someone has already asked if you can make it with a different livery...Certainly YES! Who's stoppingyou?)