martedì 22 settembre 2015

Fab Lab sostenibili (parte II)



Qual è la ricetta per un Fab Lab di successo? Esiste poi una ricetta per il successo? In realtà non serve nessuna formula segreta ma solo una chiara individuazione del valore offerto ai potenziali clienti del Fab Lab. Userò termini tipicamente da analisi di business perché, come detto, è importante tenere a mente l’obiettivo della sostenibilità economica di una simile iniziativa.
I clienti costituiscono il mercato a cui si rivolge il Fab Lab e che comprenderà sicuramente i consumatori finali (siano essi studenti, insegnanti, genitori, semplici appassionati di tecnologia…) ma anche e soprattutto professionisti e piccole-medie imprese. Prendiamo ad esempio l’additive manufacturing: molte fonti spiegano come la diffusione della stampa 3D fra i consumatori sia ancora qualcosa di lontano nel tempo. Al contrario, questa tecnologia è davvero matura per una fetta di professionisti e aziende sempre crescente, grazie anche all’abbassamento dei costi di produzione di stampanti 3D economiche di tipo desktop reso possibile dalla raggiunta scadenza di svariati brevetti industriali in questo ambito.
Ebbene quale può essere il valore offerto da un Fab Lab ai propri clienti?

Partiamo da ciò che è un Fab Lab: è uno spazio fisico dove si trovano attrezzature e macchinari, uno spazio aperto liberamente alle persone interessate alla digital fabrication e all’utilizzo di nuove tecnologie digitali. Ecco che la prima offerta che può essere veicolata a potenziali clienti è proprio l’utilizzo di questi spazi, delle attrezzature e dei servizi correlati (quelli che in inglese chiamiamo facility). Che questa prima offerta costituisca la prima naturale value proposition di un Fab Lab non è affatto scontata, come non è affatto scontata la presa di coscienza che attorno a questa value proposition vadano necessariamente sviluppati tutti gli altri elementi che costituiscono il modello di business associato. Risulta subito chiaro come, in quest’ottica, un Fab Lab si avvicini molto ad una di quelle realtà di co-working che stanno nascendo in molte città. Realtà che vale la pena frequentare un po’ per studiare il funzionamento e le potenzialità di questa value proposition.

Ma chi troviamo nei Fab Lab? Sicuramente troviamo persone che hanno talenti, conoscenze in svariati campi, persone con molte idee e con tanta voglia di fare. Partendo da questa considerazione si giunge all’altra importante proposta di valore per i clienti dei Fab Lab: l’offerta di servizi di consulenza e supporto all’innovazione per la gestione di interi processi che includono la progettazione, la prototipazione fino alla realizzazione finale di un progetto.

E’ questo il modo in cui il Fab Lab può agire come incubatore di nuove imprese e nuove professionalità costituendo, per le start-up, una sorta di business hub in grado di aggregare risorse di vendita, marketing e comunicazione per quelle aziende e professionisti che, proprio per la loro natura di start-up, non avrebbero facilmente accesso a tali mezzi. Allo stesso tempo, per i clienti di questi operatori, il Fab Lab costituisce uno straordinario centro servizi innovativi.

Come già detto, il Fab Lab assomiglia ad altri incubatori di imprese. In più, però, il Fab Lab può svolgere l’attività di community builder, di luogo, cioè, dove le idee e le informazioni riprendono a circolare fra i frequentatori per creare ulteriore valore aggiunto. Il Fab Lab non deve essere, insomma, un luogo dove le singole realtà finiscono per rinchiudersi in loro stesse.

Una tale visione del Fab Lab va ben oltre l’idea dello spazio inizialmente concepito al MIT dal prof. Neil Gershenfeld. Anche senza contraddire i principi del "Fab Charter", sono sicuro che un Fab Lab possa operare sviluppando un proprio modello di business che gli garantisca autonomia e sostenibilità economica.

Mario Nicotera

Nessun commento:

Posta un commento