mercoledì 2 settembre 2015

FabLab sostenibili

Mi sono fatto spesso domande sull'identità e sulla sostenibilità dei FabLab come incubatori, fra le altre cose, di progetti di digital fabrication.
Per chi non è del mestiere risulta difficile, di primo acchito, definire cosa sia un FabLab. In realtà i suoi inventori, al MIT, si sono preoccupati di definire molto bene cosa è un FabLab e cosa fa. Non solo, ma si sono anche preoccupati di formalizzare il tutto in un documento consultabile sul web in varie lingue: il “Fab Charter”.
Fra le premesse bisogna ricordare che un FabLab è differente da un makerspace o da un hackerspace mentre il termine TechShop è in realtà il marchio di una catena californiana di spazi per il coworking e che rappresenta quindi una vera e propria realtà imprenditoriale.

I FabLab, e tutti gli altri spazi, sono però accomunati dalla necessità di sottostare alle dure leggi dell'economia e della finanza che decretano alla fine la sostenibilità o meno di ogni singola iniziativa.
Tornando ai FabLab, essi nella maggior parte dei casi nascono per iniziative di università, enti pubblici o fondazioni che intendono promuovere gli obiettivi di questi spazi comuni e ne costituiscono spesso la principale fonte di finanziamento (e di sostentamento).
Questi promotori svolgono sicuramente un ruolo fondamentale ma è diffusa l'opinione, corretta a mio giudizio, che l'obiettivo a termine per un FabLab debba essere la sostenibilità attraverso la piena autonomia economica e finanziaria. Questa sostenibilità si può raggiungere però in un solo modo: affidandosi a modelli di business...sostenibili!
In realtà, quando si parla di FabLab si sente discutere poco di modelli di business (e se ne può leggere ancora meno...). Ci si limita molto spesso a disquisire delle singole iniziative che dovrebbero servire a generare ricavi per il sostentamento dei FabLab, tralasciando l'analisi di tutte le componenti a supporto di una vera value proposition. Non mi stupisce che poi alcune di queste realtà manchino di una visione strategica e della necessaria pianificazione delle attività che ne dovrebbe conseguire. 
Eppure chiunque volesse avvicinarsi ad un FabLab non come utilizzatore finale ma, bensì, come collaboratore e potenziale risorsa per il FabLab stesso, dovrebbe porsi certe domande:
1. Quali sono la vision, la mission del FabLab? Abbracciano gli obiettivi descritti dalla “Fab Charter”? Altrimenti non parliamo più di un FabLab ma di qualcosa d'altro...
2. Quale è la governance del FabLab, ovvero l'insieme di regole (accordi, regolamenti etc.) che disciplinano la gestione e la direzione del FabLab? La trasparenza è importante!
3. Infine, quali modelli di business intende implementare? Esiste una chiara strategia e un piano di come mettere in pratica le varie attività e con quali risorse?


Continua...

Mario Nicotera Co-Founder JellyLab

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